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"Per leggere bene Naldini bisognerebbe allontanare prima di tutto due fantasmi: Sandro Penna e Pier Paolo Pasolini. Queste due voci sono vicine a Nico come quella di Kavafis e di qualche poeta arabo. Come non pensare a Kavafis, leggendo: 'ho veduto nello specchio una nuca sparire'? La scena del libro si svolge quasi per intero a Cartagine. E per sempre il porto punico sa della tristezza di Flaubert, una tristezza consapevole, lucida, attenta. Non la tristezza che stende un velo di foschia sulla coscienza come sul mare, ma la tristezza suscitata, per esempio, dall'illusione del giovane Karim che 'è caduto nella trappola di sognare l'Europa'. Come si descrive Nico? Si definisce 'un animale dell'arca / single tenuto un po' in disparte', 'l'ultimo testimone', 'un microscopico incidente', 'un vecchio pagliaccio' e 'un bruttissimo bambino' a un tempo. Sì, un bambino che 'non ama più la notte'. Nico va da un mondo all'altro per scoprirsi, non per uscire da sé. Viaggia per conoscersi attraverso gli altri, altre generazioni, altri paesaggi". (René de Ceccatty)